Ancora una giornata particolare per la pesca italiana. Molti gli armatori e i pescatori in stato di agitazione in queste ore. Come sempre siamo per le giuste cause ed il diritto di sciopero è sancito dalla costituzione per i lavoratori.
La nostra riflessione di oggi è su: quanto e a chi fa male questo sciopero?
Diversi pescatori, armatori allo stesso tempo, per via della protesta serrata sono stati invitati a restare in banchina. Ciò significa perdita di giornate di lavoro e di guadagno.
La legge che tanto fa infuriare la categoria, va meglio interpretata e, dove serve, rimodulata, soprattutto per quanto riguarda le sanzioni. Noi, pur sostenendo le ragioni dei nostri pescatori, non vogliamo però essere complici dell’azione di alcuni che vogliono legalizzare la pesca illegale e le catture sottotaglia.
Non è possibile che già in una situazione di povertà biologica di stock ittici, in un areale marittimo come GSA 17 e GSA 18, stanno già operando su base volontaria dei consorzi dei piccoli pelagici, riduzioni di sforzo di pesca in termini di giornate di cattura, qualità del pescato e maggior distanza dalla costa per salvaguardia degli stock ittici e continuità lavorativa.
Ma, sempre ad onor del vero, anche la pesca dei molluschi bivalvi ha operato severi atti di norme comportamentali contro la pesca illegale. Quindi chiediamo a tutte le componenti politiche di essere chiare sulla prassi normativa per la revisione di una legge dello stato in termine di tempistiche è modalità.
I pescatori non devono cadere nella trappola di chi oggi sostiene che è facile cambiare una legge e neppure perdere il reddito per giornate che nessuno compenserà. Chiediamo un’accelerazione dei pagamenti agli armatori per il fermo pesca e dei pagamenti della CIGS ed ancora una revisione dell’opportunità di creare un Fondo a Sostegno del Reddito dei Pescatori
Così in una nota odierna il presidente di UNCI Agroalimentare, Gennaro Scognamiglio
