Il tema della sostenibilità ambientale e dei processi legati alla pesca diviene sempre più una priorità per il mondo delle imprese ittiche e per il grande pubblico dei consumatori.
La pesca eccessiva e non controllata sta avendo un impatto fortissimo, tanto che gli stock ittici dell’Adriatico si sono ridotti. D’altronde, i dati sulla pesca forniti dalla Commissione europea sono davvero preoccupanti: il 96% degli stock ittici dell’Ue nel Mediterraneo sono sovrasfruttati, generando nell’Adriatico un crollo del 21% delle catture della pesca italiana.
Specie come il Nasello sono calate del 45% tra il 2006 ed il 2014 e lo Scampo è diminuito del 54% tra il 2009 ed il 2014. Solo l’Adriatico sostiene il 50% della pesca italiana, la più importante nel Mediterraneo. In questo bacino prevale la pesca a strascico. Il nasello oggi viene pescato, secondo l’Unione europea, oltre cinque volte la soglia di sostenibilità, essendo tra le specie più richieste dai consumatori.
La Commissione europea ha presentato una proposta in cui si prevede una riduzione del 15% per la pesca nel Mediterraneo occidentale, che nei fatti si tradurrebbe in una effettiva riduzione del 17% per la pesca a strascico di triglia, gambero, rosa, nasello e scampo. Con una riduzione così drastica, assieme alle restrizioni già presenti a causa dell’incertezza economia della pandemia, centinaia di imbarcazioni italiane rischierebbero di non raggiungere la sostenibilità economica.
Un duro colpo per i pescatori italiani, già pesantemente colpiti dalla crisi sanitaria e dalle sue conseguenze, come la chiusura del canale commerciale legato al mondo dell’Ho.Re.Ca., che si tradurrebbe in perdite economiche e posti di lavoro.
Il nasello vive, sia allo stato giovanile che in quello adulto, in branchi. Tale tipologia di pesce è diffusa in tutto il Mediterraneo, e in modo uniforme nel Tirreno, mentre nell’Adriatico è presente fino alle Marche e la sua presenza più a Nord, causa i bassi fondali, è molto meno diffusa.
Riconoscendo i rischi economici per i pescatori va ribadito che nel Mediterraneo, il 78% degli stock ittici è sovrasfruttato e mantenere la pesca ai livelli attuali porterà nei prossimi 50 anni a una riduzione progressiva del pescato e dei relativi profitti, a un indebolimento degli stock ittici e a danni per gli ecosistemi. Solo per fare un esempio, nel Mar Tirreno settentrionale e nel Mar Ligure, con una pressione di pesca ai livelli attuali nei prossimi 15 anni si stima un declino delle catture di nasello del 5-10%. Per risolvere il problema le soluzioni ci sono e sono variegate ma vanno intraprese in tempi molto brevi per puntare a una pesca sostenibile e alla tutela dello stato ecologico delle acque del Mediterraneo. A tal riguardo, aumentano sempre più le ricerche legate al nasello così come le proposte progettuali di tracciabilità, autenticità, controllo della filiera con la tecnologia blockchain e le attività di diplomazia economica tra i vari stati del Mediterraneo.
La cooperazione internazionale nel Mediterraneo in tema di pesca e sostenibilità può contribuire a tracciare meglio le rotte del pescato, preservando la specie nelle zone più a rischio, contrastando la pesca illegale e puntare molto all’autenticità del prodotto per la sicurezza del consumatore anche attraverso l’attivazione, la promozione commerciale e la diffusione in termini di comunicazione di marchi e brand specifici.