Altro che gasolio agevolato: un aumento medio annuo del 60% del carburante utilizzato dai pescherecci italiani è più che un allarme per l’intero comparto. Il rischio è che la non sostenibilità delle spese sostenute per far fronte ai costi energetici, possa generare quel collasso strutturale che decreterebbe la fine dell’economia ittica italiana. Le preoccupazioni maggiori riguardano il segmento dello strascico per il quale la spesa carburante rappresenta un voce piu’ che consistente tra i costi di gestione; ma il caro gasolio non manca di condizionare l’andamento economico anche delle imprese di pesca più piccole.
Molti pescatori, piccoli o grandi che siano, potrebbero addirittura operare la scelta di non uscire a mare: quando la richiesta di mercato è minima, i prezzi del pescato troppo bassi e i costi energetici troppo alti, pescare non conviene piu’. A quanto detto fin qui si aggiunge la beffa dell’incremento dell’import di pesce a tutto discapito del “Fresco Italia”.
“Quella del caro carburante non rappresenta una novità. Se è vero che i massimi sistemi economici risultano condizionati dall’andamento del prezzo del petrolio è altrettanto vero che tale andamento finisce per essere determinante per un settore, quale quello della pesca, in cui il consumo energetico accompagna tutte le fasi produttive dell’impresa. Da questo si deduce facilmente che la questione legata al caro petrolio è stata da sempre dinamica oggetto di osservazione e di discussione da parte degli operatori. Nel corso degli ultimi, altre volte il settore è stato minacciato da rincari carburante piuttosto importanti e noi di UNCI Agroalimentare altre volte abbiamo denunciato lo stato di sofferenza del comparto per tale motivo. La spada di Damocle del caro gasolio probabilmente oggi viene avvertita come una minaccia più concreta a causa di altre sofferenze che affliggono i nostri pescatori. Da almeno un decennio questa Associazione propone, a chi di competenza, l’elaborazione di un Piano Gasolio pensato ad hoc per il comparto e in grado di contenere le eventuali conseguenze legate ad aumenti sproporzionati dei costi. Oggi più che mai sottolineamo dunque tale necessità: oggi che si parla di innovazione energetica, di evoluzione Green, di ‘fit for 55’ e di una pesca completamente sostenibile da un punto di vista ambientale. Ribadisco, come sempre e con maggiore forza: e la sostenibilità economica? In nome di quest’ultima si sta puntando tutto sulla realizzazione di progetti di filiera ittica in grado di assicurare lavoro e reddito agli operatori: ma la filiera ha ragione di esistere se esiste la materia prima e la materia prima non esiste se i pescatori non escono in mare. Come ripeto spesso, i nostri pescatori hanno bisogno di ‘essere messi’ nelle migliori condizioni possibili per poter lavorare; iniziamo a monte dunque, dal costo del gasolio. Mentre ai pescatori viene offerta la possibilità di pescare, chi di dovere puo’ pensare a elaborare tutte le necessarie politiche di gestione tendenti al rinnovamento energetico e alla sostenibilità ambientale”.
Così Gennaro Scognamiglio presidente nazionale UNCI Agroalimentare.